Teramene | |
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Soprannome | Coturno |
Nascita | Coo, 450 a.C. circa |
Morte | Atene, 404 a.C. |
Cause della morte | esecuzione mediante cicuta |
Dati militari | |
Paese servito | Atene |
Grado | Generale (stratego), trierarca |
Guerre | Guerra del Peloponneso |
Battaglie | Battaglia di Cizico (410) Assedio di Bisanzio (408) Battaglia delle Arginuse (406) |
Altre cariche | Politico |
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Teramene | |
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Tiranno di Atene (regime dei trenta tiranni) | |
Durata mandato | 404 a.C. – 403 a.C. |
Predecessore | Alesia (come arconte eponimo) |
Successore | Eucleide (come arconte eponimo) |
Teramene, figlio di Agnone del demo di Stiria (in greco antico: Θηραμένης?, Thēraménēs, a sua volta da θήρα ("caccia") e μένος ("forza vitale"); Coo, 450 a.C. circa – Atene, 404 a.C.), è stato un politico, oratore e militare ateniese.
Nato nell'isola di Coo da Agnone[1], ma cittadino ateniese, Teramene fu uno dei fautori del colpo di Stato oligarchico ateniese del 411 a.C., che portò al governo la Boulé dei Quattrocento.[2] Successivamente si oppose a tale regime, sostituendolo con l'assemblea dei Cinquemila[3] che, dopo aver eliminato i principali esponenti dei Quattrocento, nel 409 a.C. restaurò pienamente la democrazia.
Dopo aver ricoperto la carica di stratego, fu trierarca durante la battaglia delle Arginuse del 406 a.C., combattuta tra Atene e Sparta nelle fasi finali della guerra del Peloponneso. Nel conseguente processo, fu accusato assieme agli altri ufficiali di aver abbandonato i naufraghi al loro destino.[4] Teramene fu assolto a scapito degli strateghi suoi superiori che furono invece condannati a morte.[5]
Dopo la sconfitta ateniese nella battaglia di Egospotami (405 a.C.), fu inviato a Sparta come ambasciatore per trattare la resa di Atene.[6] Tornato in patria, convinse l'assemblea ad accettare le condizioni degli Spartani, che implicavano la demolizione delle Lunghe Mura. [7]
Dopo la costituzione del regime oligarchico filo-spartano dei Trenta tiranni, del quale fece parte, venne in contrasto con Crizia, il capo dei Trenta, per il suo governo repressivo e sanguinario e fu da questi costretto al suicidio (404 a.C.)[8]
Senofonte[9] tramanda che fu soprannominato dai contemporanei Coturno per il suo trasformismo politico nel passare con disinvoltura dalla fazione oligarchica a quella democratica e viceversa: il coturno, infatti, era un calzare utilizzato dagli attori tragici che poteva essere indifferentemente calzato sia al piede destro sia a quello sinistro. Plutarco[10] testimonia come Giulio Cesare espresse nei suoi scritti la sua stima verso Teramene, paragonandolo a Pericle e a Cicerone; infine, secondo Aristotele,[11] Teramene fu, assieme a Nicia e a Tucidide di Melesia, uno dei tre soli ateniesi di nobili origini che nutrirono affetto e benevolenza verso il popolo.
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