La terapia radiometabolica delle metastasi ossee è una metodica di radioterapia e medicina nucleare. Le metastasi ossee sono molto frequenti negli stadi avanzati delle patologie tumorali. Le complicanze maggiori sono il dolore, le fratture patologiche, la compressione radicolare e/o midollare e l'ipercalcemia.
Il trattamento del dolore osseo da metastasi è un trattamento multidisciplinare che utilizza varie opzioni terapeutiche anche in combinazione: chirurgia, radioterapia, chemioterapia, terapia antalgica, ormonoterapia, terapia con bifosfonati, terapia con anticorpi monoclonali anti RANK-ligando (denosumab) e terapia radiometabolica. Il primo approccio di solito utilizza farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) per poi passare a terapie più potenti (farmaci oppioidi). La chirurgia e la radioterapia sono invece utilizzate in caso di lesioni isolate. In caso di interessamento diffuso dello scheletro sono utilizzabili i difosfonati, il denosumab e la terapia radiometabolica con farmaci osteotropi. Queste ultime sostanze si legano all'osso in modo del tutto simile ai radiofarmaci utilizzati nella scintigrafia ossea. Le sostanze di tale categoria più utilizzate in queste terapie sono il 153Sm-EDTMP, il 186Re-HEDP, lo 89SrCl2 e recentemente il 223RaCl2. Questi trattamenti sono quindi utilizzabili sia per trattare sia metastasi osteoaddensanti (come quelle da carcinoma prostatico, dove c'è apposizione di osso nel loro contesto) sia metastasi miste (con aree litiche, dove l'osso viene eroso, frammiste ad aree addensate come avviene nel carcinoma mammario). Il meccanismo d'azione di questi farmaci non è ancora del tutto chiarito, ma sembra che l'irradiazione dei tessuti metastatici comporti una diminuzione del rilascio di sostanze chimiche che provocano il dolore in tale sede da parte sia delle cellule infiammatorie sia di quelle neoplastiche. Altro contributo sembra essere dato dalla riduzione dell'edema periostale[1].