L'espressione inglese trusted computing (in acronimo TC, lett. "calcolo fidato" o "informatica fidata") si riferisce ad una tecnologia nascente, derivata da specifiche del Trusted Computing Group che ha ereditato quelle della Trusted Computing Platform Alliance, con l'obiettivo dichiarato di rendere dispositivi come computer o telefoni cellulari all'uscita di fabbrica garantiti da eventuali manomissioni come la presenza di codici estranei o altro, mediante l'uso di opportuni hardware e software.
Il raggiungimento di questo scopo viene ottenuto inserendo in ogni dispositivo un chip, denominato Trusted Platform Module, dotato di una coppia di chiavi crittografiche univoca per ogni chip, impossibili da modificare anche dal proprietario, e capace di generare altre chiavi per la crittografia di dati o dispositivi[1]. La controversia attorno a questa tecnologia nasce dal fatto che tali dispositivi sarebbero effettivamente sicuri da manomissioni esterne, ma impedirebbero all'utente eventuali utilizzi, definiti impropri.
I principali sviluppatori di questa tecnologia sono i Membri Promotori del Trusted Computing Group, ovvero AMD, HP, IBM, Infineon, Intel, Lenovo, Microsoft e Sun Microsystems[2]. Windows 11 tra i suoi requisiti di sistema richiede un TPM . [3]