Le 33 Variazioni su un valzer di Anton Diabelli, op. 120, comunemente note come le Variazioni Diabelli, sono un insieme di variazioni per pianoforte scritte tra il 1819 e il 1823 da Ludwig van Beethoven su un valzer composto da Anton Diabelli. Opera per pianoforte di grande rilievo, è spesso paragonata per importanza alle Variazioni Goldberg di Johann Sebastian Bach.
Il musicologo inglese Donald Francis Tovey (1875-1940) le ha definite "il più grande insieme di variazioni mai scritto".[1] Il pianista Alfred Brendel le ha descritte come "la più grande di tutte le opere per pianoforte".[2] Nel libro Beethoven: The Last Decade 1817 - 1827, il musicologo Martin Cooper ha scritto, "La varietà di trattazione è quasi senza pari, cosicché l'opera rappresenta un libro di studi avanzati sulla modalità d'espressione e sull'uso della tastiera di Beethoven, nonché una monumentale opera a sé stante."[3] Inoltre, Arnold Schönberg scrive nella sua opera Funzioni strutturali dell'armonia: "Per quanto riguarda la sua armonia, quest'opera merita di essere chiamata il lavoro più avventuroso di Beethoven".
L'approccio di Beethoven al tema è di esporne piccoli elementi per volta - all'inizio, le quinte e le quarte discendenti, le note ripetute - e di sviluppare su di essi musica di grande immaginazione. Alfred Brendel scrive: "Il tema iniziale ha cessato di regnare sulla sua prole indisciplinata, in quest'opera sono le variazioni a decidere cosa può avere da offrire loro il tema principale. Esso non è ripetutamente confermato, ornato o glorificato, è migliorato, ridicolizzato, trasfigurato, abbattuto ed, infine, sollevato".
Beethoven non ha ricercato la varietà usando i cambiamenti di tonalità, rimanendo invece in quella di do maggiore di Diabelli per la maggior parte dell'opera: tra le prime ventotto variazioni, infatti, ha usato quella di do minore solo una volta. Quindi, avvicinandosi alla conclusione, Beethoven ha usato quella di do minore per le Variazioni 29–31 e invece per attaccare la variazione 32, una fuga tripla, ha modulato in mi♭maggiore. Arrivando solo a questo punto, e dopo un persistere così lungo del tono di do maggiore, i cambiamenti di tonalità hanno un effetto ancora più drammatico. Alla fine della fuga, un climax costituito da rapidi arpeggi di settima diminuita è seguito da una serie di accordi tranquilli punteggiati da silenzi. Questi accordi riportano finalmente alla tonalità di do maggiore di Diabelli nella variazione 33, un minuetto di chiusura.