Una vendetta è definita come il compimento di un'azione dannosa (materiale o morale) contro una persona o un gruppo in risposta a un torto, sia esso reale o percepito.[1][2] Generalmente motivata dal rancore, è una forma di giustizia eseguita in contrasto con la regola del diritto formale e della giurisprudenza. Francesco Bacone ha descritto la vendetta come una sorta di "giustizia selvaggia".[3] Gli opposti della vendetta sono il perdono e la dimenticanza.
Nella mente del soggetto che intende vendicarsi esso ha subito un torto (sia esso reale o presunto, materiale o morale) e vuole (o ha bisogno di) "pareggiare i conti" punendo colui che intenzionalmente è stato causa della sua sofferenza o fastidio[4].
È un comportamento esclusivamente umano presente in tutte le società anche passate, contraddistinto da un paradosso generato dal soggettivo senso di giustizia forse appagabile ed il biasimo sociale che lo accompagnerebbe.
Il pubblico riveste un ruolo indispensabile in questo comportamento, sia per quanto riguarda le motivazioni accettabili in alcuni casi addirittura imposte di vendetta, sia per quanto riguarda il bisogno risolutivo di rendere evidente pubblicamente l'attuazione della stessa.[5]