Verificazionismo

Il verificazionismo, noto anche come principio di verifica o criterio di verificabilità del significato, è una dottrina filosofica che afferma che un'affermazione è significativa solo se è empiricamente verificabile (può essere confermata attraverso i sensi) o una tautologia (vera in virtù del suo stesso significato o della sua stessa forma logica). Il verificazionismo rifiuta le affermazioni di metafisica, teologia, etica ed estetica come prive di significato nel trasmettere valore di verità o contenuto fattuale, sebbene possano essere significative nell'influenzare emozioni o comportamento.

Il verificazionismo era una tesi centrale del positivismo logico, un movimento nella filosofia analitica emerso negli anni '20 da filosofi che cercavano di unificare filosofia e scienza sotto una comune teoria naturalistica della conoscenza.[1] Il criterio di verificabilità ha subito varie revisioni nel corso degli anni '20 e '50. Tuttavia, negli anni '60, è stato ritenuto irrimediabilmente insostenibile.[2] Il suo abbandono avrebbe finito per precipitare il crollo del più ampio movimento positivista logico.[3]

  1. ^ Thomas Uebel, Vienna Circle, Summer 2024, Metaphysics Research Lab, Stanford University, 2024. URL consultato il 12 novembre 2024.
  2. ^ Misak, C.J. (1995). "The Logical Positivists and the Verifiability Principle". Verificationism: Its History and Prospects. New York: Routledge..
  3. ^ Hanfling, Oswald (1996). "Logical positivism". In Stuart G Shanker (ed.). Philosophy of Science, Logic and Mathematics in the Twentieth Century. Routledge. pp. 193–94.

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