Voting Rights Act | |
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Stato | Stati Uniti |
Titolo esteso | An Act to enforce the fifteenth amendment of the Constitution of the United States, and for other purposes. |
Proposta da | |
Date fondamentali | |
Data | 17 marzo 1965 |
Passata | |
Firmata | Lyndon B. Johnson |
Il Voting Rights Act è una legge considerata come punto di riferimento della legislazione federale negli Stati Uniti che proibisce la discriminazione razziale nel voto[1]. La legge è stata firmata il 6 agosto 1965 dall'allora Presidente Lyndon B. Johnson[2], e il Congresso ha successivamente modificato la legge cinque volte per ampliare le sue protezioni. Progettata per far rispettare i diritti di voto garantiti dal quattordicesimo e quindicesimo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti[3][4], la legge garantiva il diritto di voto alle minoranze razziali in tutto il paese, in particolare negli stati del sud.[5]
Secondo il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti, la norma è il pezzo più efficace della legislazione federale sui diritti civili mai adottata nel paese[6].
La legge contiene numerose disposizioni che regolamentano le elezioni. La sezione 2 è una disposizione generale che vieta a ogni Stato e governo locale di imporre qualsiasi legge di voto che comporti discriminazioni contro le minoranze razziali o linguistiche. Altre disposizioni generali vietano le prove di alfabetizzazione e disposizioni analoghe che, nel tempo, sono stati utilizzati per privare le minoranze razziali del diritto di voto[7].
Nel 2013 una delle sezioni della legge è stata decurtata per decisione della Corte Suprema (caso Shelby County v. Holder)[8].