Weland il fabbro

Da sinistra: La figlia di Níðuðr, Völundr in forma di aquila mentre si allontana volando, la sua fucina e i figli morti di Níðuðr nascosti dietro essa. Pietra Ardre VIII.

Weland il fabbro (inglese antico Wēland e Welund; norreno Völundr e Velent; antico alto-tedesco Wiolant; medio alto-tedesco Wielant; proto-germanico Wēlandaz, cioè Wēla-nandaz, lett. "coraggioso in battaglia -combattente coraggioso"[1]) è un mastro fabbro della Mitologia germanica. La sua leggenda è narrata in area nordica nella Völundarkviða (un poema epico dell'Edda poetica) e nella Þiðrekssaga (Saga di Teoderico da Verona) e raffigurata sull'VIII Pietra di Ardre. Nelle fonti antico-inglesi, appare in Deor, in Waldere e in Beowulf e rappresentato sul Cofanetto Franks. Viene anche menzionato nei poemi tedeschi del ciclo di Dietrich von Bern come padre dell'eroe Witige.

Ha avuto una grande notorietà nel Medioevo anche con il nome di Galan, in lingua francese medioevale.

  1. ^ (DE) Hellmut Rosenfeld, Der Name Wieland, Beiträge zur Namenforschung, 1969.

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