Il moltiplicarsi delle zecche, luogo dove si coniano le monete, è un fenomeno che appare tardi nell'Impero romano, a partire dalla crisi del III secolo.
Le zecche imperiali non vanno infatti confuse con quelle provinciali (dette impropriamente coloniali), che battevano moneta circolante solo su piccole frazioni dei territori dell'impero[1] e che, con la riforma monetaria di Aureliano, furono abolite. Si trattava di centinaia di piccole zecche locali, presenti soprattutto nelle province orientali, che emettevano monete di bronzo.[2]